lunedì 4 aprile 2011

Ho applicato il teorema del precedente post ad un circuito con due resistenze in serie.
In una resistenza diciamo ‘’r’’ scorre una corrente ''j'' e sta al'esterno del circuito,  nel generatore scorre ''i'' e genera una tensione costante ''v'', nella resistenza centrale ''x'' scorrerà (i-j). Scrivo allora la quantità integrale dei post precedenti che ho trovato che chiamo ‘’m’’ come matrix   vi + j^2r = m se l’energia si conserva vi = (i-j)^2 x + r j^2 ma allora  2vi= m + (i-j) ^2 x ,  jr=i ( xr/ x+r )=v che è la resistenza equivalente del parallelo tra x e r .
Dire che v è costante nella batteria ha il senso di dire che non dipende né da x né da r
sicchè andando a derivare i*( xr/ x+r )=v troviamo che la derivata di i rispetto a x non dipende da r ma vale (di/dx ) = v/(x^2) ( cambiando r la corrente che passa nella batteria non cambia: cambierà quella che passa in x cioè  j ) .
La quantità (i-j) ^2 x  è uguale a (V^2)/x come si trova scrivendo j in funzione di i  ,
 m non dipende dalla resistenza x che sta all’interno del circuito per cui andando a derivare rispetto a x l’equazione 2vi= m + (i-j) ^2 x     m sparisce e resta 2v^2 / x^2 = - v^2 / (x^2).
Anche ad Einstein accadde di trovare che la massa era uguale a due volte la massa come spiega Massimo Corbucci .

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